Apple Intelligence e privacy su iPhone, Mac e iPad: come funziona davvero
Nel mondo dell’intelligenza artificiale, se si desidera utilizzare modelli generativi potenti, è necessario inviare i propri dati nel cloud, un compromesso implicito che tutti conoscono. E quei dati, in qualche modo, vengono memorizzati. Apple ha deciso di rompere questo schema.
Negli ultimi mesi, in molti si sono chiesti come Apple avrebbe potuto integrare l’intelligenza artificiale nei propri dispositivi senza tradire il proprio mantra sulla privacy. Ora abbiamo una risposta chiara. La società ha infatti spiegato nel dettaglio il funzionamento di Apple Intelligence e il motivo per cui, almeno sulla carta, potrebbe essere il sistema più privato del settore.
Modelli on-device
Sembra quasi ovvio, ma è bene ricordarlo: Apple Intelligence funziona grazie a modelli eseguiti direttamente sul dispositivo e questo spiega perché i requisiti hardware sono così selettivi. Sono necessari un iPhone 15 Pro, un iPhone 16 o un Mac/iPad con chip M1 o successivi. È necessaria potenza, ma soprattutto memoria unificata di almeno 8 GB per far funzionare i modelli linguistici avanzati senza inviare nulla ai server.
Questo approccio significa che molte delle funzioni AI restano completamente locali. Esempi concreti sono i riassunti delle notifiche e i Genmoji. In questi casi, tutte le informazioni personali rimangono sul dispositivo, al sicuro dal cloud.
Durante la WWDC25, Apple ha anche annunciato che gli sviluppatori potranno accedere ai modelli on-device tramite gli Apple Foundational Models. Ciò riduce la necessità di app di terze parti che utilizzano servizi come OpenAI o Google Gemini, evitando che i dati vengano inviati a server esterni.
Private Cloud Compute
Per richieste più complesse, Apple utilizza un’infrastruttura chiamata Private Cloud Compute. Introdotta con iOS 18, diventa più rilevante con iOS 26, che consente, ad esempio, di usare i comandi rapidi di Siri per inviare prompt ai modelli sul cloud.
Apple ha pubblicato un post tecnico molto dettagliato su come funziona questa architettura. In breve, i server sono progettati per non memorizzare i dati e chiunque può verificare questa promessa. Apple ha infatti rilasciato le immagini del software del sistema, così che i ricercatori indipendenti possano analizzarle. Lo scopo? Dimostrare che nessun dato viene registrato, nemmeno per errore.
“Il sistema è progettato in modo da rendere impossibile l’accesso ai dati dell’utente, sia da parte di Apple che da parte di un attaccante”, si legge nel documento tecnico.
Si tratta di un’infrastruttura unica nel suo genere. Un cloud privato, trasparente e verificabile. È proprio questa combinazione tra potenza on-device e cloud non invasivo a rendere Apple Intelligence un unicum.
Integrazione con ChatGPT
Apple ha stretto un accordo con OpenAI per integrare ChatGPT su iPhone, Mac e iPad tramite Siri. Ciò ha generato molti dubbi, ma la società di Cupertino è stata chiara:
“I dati degli utenti Apple non vengono memorizzati da OpenAI e non vengono utilizzati per addestrare i modelli futuri”.
Inoltre, ChatGPT non viene mai attivato senza il consenso dell’utente. Siri chiederà esplicitamente all’utente se desidera inviare la richiesta al modello esterno. Solo in quel caso avverrà la trasmissione.
Tuttavia, dopo la causa intentata dal New York Times contro OpenAI, in cui un tribunale ha richiesto la conservazione indefinita dei dati di ChatGPT, è stato sollevato il dubbio che questo possa riguardare anche le API “Zero Data Retention”, usate proprio per l’integrazione con Apple. Tuttavia, OpenAI ha chiarito che ciò non riguarda le API sopracitate.
“I clienti aziendali che utilizzano queste API non sono toccati dalla sentenza, perché in quei casi OpenAI non conserva alcun dato”.
In altre parole, secondo Apple, usare ChatGPT tramite Siri è il modo più sicuro per accedere a questi modelli. Nessun dato viene salvato e nessuna informazione personale viene utilizzata per addestrare le AI del futuro.
Una promessa chiara, da verificare nel tempo
Apple punta tutto sull’offrire l’intelligenza artificiale più privata sul mercato. L’azienda è consapevole che per molti utenti questo rappresenta il vero elemento differenziante rispetto alla concorrenza. La combinazione di modelli on-device, cloud trasparente e controllo totale sui dati può davvero fare la differenza.